venerdì 14 febbraio 2014

J'adore le citron...j'adore Pierre Hermè

 Quando entri nel piccolo negozietto di Hermè, non puoi fare a meno che rimanere di stucco per la precisione con cui ogni singola cosa è posizionata all'interno della vetrina oppure sugli scaffali, alla precisione con cui ogni piccolo dolce è uguale agli altri della stessa tipologia....bhè vorresti assaggiare davvero tutto, ma cerchi di resistere pensando che forse è meglio fare una selezione...Sono tornata a Parigi qualche anno fa, più che per visitare la città avevo voglia di perdermi tra le sue vie, volevo essenzialmente andare a zonzo, vedere quello che  non ero riuscita a vedere le volte precedenti, ma soprattutto vivere la citta' con la coscienza di un 'adulta.


 La mia carissima amica tarallucci e vino in quel periodo si trovava in Paris per lavoro, il che coincideva perfettamente con le mie ferie estive, ma soprattutto con la voglia di fuggire da Palermo...cosi' passai giorni bellissimi sia in sua compagnia sia da sola a gironzolare per vie e viuzze della citta', e mai potro' dimenticare le cenette sulle scale oppure le colazioni super preparate dalla mia amica...cosi' come rimarra' per sempre nella memoria la buonissima crema di speculoos, il suo gelato alla menta, la quantita' enorme di burro ingerita sotto forma di croissants e similari, Candelaria...Era pomeriggio ed ero in sua compagnia in direzione rue Bonaparte al numero 72  Bottega Pierre Herme'...fila fuori? Fortunatamente poca...la nostra selezione di dolci: plaisir sucre', desire' , tarte au citron, 2000 feuilles, il macarons piu' strano che avevano arancia cetriolo, mandarino e olio di oliva...li abbiamo mangiati tutti nel bellissimo Jardin du Luxembourg...la tarte au citrone aveva qualcosa che mai potro' dimenticare: la perfezione della semplicita'!!!!Apparentemente un dolce banale che trovi in tutte le boulangerie parigine, e proprio per questo difficile: il sapore del limone per niente fastidioso, la pate sucree supercroccante, le scorzette delicate....come si puo' rimanere indifferenti a tanta bonta'? Tutto il resto: il cioccolato e' cioccolato, la 2milafoglie fantasticamente buona e fantasticamente gigante, il desire' delicato ed etereo...a distanza di un anno e piu'  ci provo anch'io caro Pierre Herme', anche perche' a Parigi avevo comprato degli anelli adatti di varie dimensioni e alti 1 cm...non sara' uguale, magari un po' imperfetta, ma vi posso assicurare che a Palermo e' un valido sostituto...la ricetta e'  della francesissima mercotte



Per la pate sucree ( P. Herme')
250 g di farina 00
140 g di burro atemperatura ambiente
75 g di zucchero a velo
25 g di farina di mandorle
1 pizzico di fior di sale
1 uovo
la scorza di 1 limone
Mescolare il burro pomata con lo zucchero a velo e le zeste di limone, aggiungere l'uovo e le farine con il sale.Lasciaare riposare in frigo perun paio d'ore. Rivestire gli anelli formando prima la base e poi ricavare delle strisce che andranno a ricoprire i bordi dell'anello. Cuocere 12- 15 minuti a 180° .

Per la crema
8 cl di succo di limone e zeste
100 g di zucchero
 2 uova
100 g di burro
Mescolare lo zucchero alle zeste e lasciare riposare 10minuti. Aggiungere il succo di limone le due uova e far cucinare a bagnomaria fin quando la crema non comincia arapprendersi (circa 83°) continuando a mescolare. Lasciare freddare e a 35° e unire 100 g di burro. Fare freddare completamente in frigo e poi riempire le tartellette

Per le zeste candite ho semplicemente pelato i limoni tagliato la scorza della grandezza desiderata, fatta cuocere in acqua fredda e portata a bollore per tre volte cambiando l'acqua ogni volta e fatto uno sciroppo di acqua e zucchero e semi di vaniglia aggiunto le scorze e fatto cucinare fino a quando lo sciroppo non si sia ridotto


domenica 9 febbraio 2014

Le meline di un paese speciale


Riuscire ad essere felice anche per le piccole cose che contornano la vita, non lasciarsi scappare la possibilità di sorridere, apprezzare ogni cosa bella più o meno evidente, piccola o grande che ci si presenta..le cose che mi rendono felice sono proprio quelle "normali": respirare all'aria aperta, sdraiarmi su un campo di grano al sole, passeggiare in silenzio per le viuzze di paesi che non condividono lo spazio-temporale della vita cittadina, avere la possibilità di allontanarmi spesso dal caos di una vita che a volte stento a seguire nonostante sia la mia, riuscire ad abbracciare mio fratello piccolo poco dopo essersi addormentato (...quando è sveglio è impossibile ;-)...) 


 Bhè è vero, sono felice se per comprare dei buoni prodotti io e il mio fidanzato facciamo tanti chilometri nel giro di poche ore, sono felice se i propietrai di agroverdi ci regalano delle meline colte da alberi che nella loro vita hanno assaporato il clima frizzante delle Madonie, cresciuti con il sole estivo e con il freddo intenso invernale e sono stati in compagnia di piccoli insetti liberi di muoversi attorno ad essi..in pace senza che la mano dell'uomo invadesse le loro vite se non alla fine del loro naturale percorso. Insomma so perfettamente che ogni tanto esagero con queste cose, che forse la mia idea bucolica di vita potrebbe non essere compresa...ma mi piacerebbe raccontarvi la piccola storia della scoperta dei borghi di petra. Qualche tempo fa, la necessità di fuggire dalla città era più forte del solito, avevo voglia di montagna, di silenzio, di pace, di vista sconfinata su verdi prati adagiati su dolci pendii...così presa la macchina e fondamentalmente senza nessuna precisa destinazione ci dirigiamo verso le Madonie, monti a cui sono profondamente legata per averli girati in lungo e in largo nel periodo in cui studiavo geologia. Scartiamo Petralia sin da subito , non perchè sia un brutto paese, anzi...ma semplicemente (adesso vi faccio ridere) perchè troppo popolata, ancora troppa gente attorno. Scartabellare pagine interet in macchina non è poi così semplice anche perchè il tempo passa in fretta, e in meno di niente ti ritrovi quasi a destinazione e senza un posto in cui dormire :-))))

Per le belle recensioni sui proprietari scegliamo la locanda di Cadì, in un piccolo borgo di petra dal nome quasi impronunciabile ..."Cipampini"...mai visto, mai sentito parlare prima di quel momento dei borghi di petra disseminati nel territorio delle Petralie, dalle foto sembrava proprio quello che cercavo. Proseguendo da Petralia verso Alimena, la vista si apre su collinette verdeggianti, e proseguendo sui loro dorsi si attraversano una miriade di piccoli complessi rurali in cui la vita sembra essersi fermata a 100 anni fa. Piccoli borghi di pietra ormai poco popolati, ma legati ancora a routine che hanno origini perdute nel tempo, coltivare , allevare seguendo i capricci del tempo...vivere un rapporto stretto e costante con la natura, dipendere da essa per l'abbondanza dei raccolti, per la salute degli animali...i gentilissimi propietari ci spiegano l'importanza di scegliere prodotti del territorio immediatamente vicino, l'importanza di aver abbandonato frenetiche vite cittadine in favore di una vita campestre lenta e quieta così come è lenta la cottura delle loro pietanze...Pipero ha ragione quando dice che a tavola il tempo si ferma, e mai come a Cipampini ho apprezzato questo modo di vivere il pranzo, tra chiacchiere e buon cibo e per la familiarità con cui si vive la locanda e i borghi si potrebbe stare seduti a quei tavoli per intere notti, interi pomeriggi, intere mattine dopo fantastiche colazioni con marmellate autoprodotte dai colori e sapori unici e con accostamenti particolari. I proprietari, Diego e Patrizia, supercittadini di origine, ma devoti alla vita bucolica ci danno tutte le indicazioni per poter comprare le cose buonissime che avevamo provato alla locanda. La gente che si incontra è sempre disponibile, ed ha sempre una gran voglia di raccontare il loro lavoro, ci tengono che i "visititatori" capiscano l'importanza di quello che fanno, che comprendano quanto sia diversa una verdura coltivata e gli animali allevati "naturalmente", le cose buone richiedono tempo e pazienza :la cosa giusta al posto giusto nella stagione giusta! Spesso sono tornata in questo mese e mezzo dalla scoperta dei borghetti di petra , e ogni volte la vista di quelle collinette con i piccoli paesi a decorare il tutto mi riempie il cuore, la piccola strada che ci porta a Case Verdi si snoda sul dorso delle collinette e quando il sole splende si ha voglia di fermarsi a guardare incantati quello che si ha attorno...così come all'imbrunire o nelle giornate fredde è bello stare a casa con la stufa a legna accesa: quello che si vede è altrettanto bello solo un po' piu malinconico e riflessivo...poi  mi chiedo chissà come la gente vive questa sorta di isolamento e penso che io invece vorrei scappare dalla città e loro possibilmente dai borghetti di pietra!Fortunatamente c'è chi rimane, c'è chi si trasferisce li dopo una vita frenetica e cittadina, c'è chi continua con passione i lavori dei propri antenati mantendo vivo  l'attaccamento alle radici e a tutto quello che risulta essere desueto, in città dimenticato: si fanno le ceste, piccoli lavori in legno, le scope (come le faceva la mia bis nonna) non per necessità ma per far vivere il ricordo di quello che era la vita 100 anni fa, per non perdere la manualità nel fare piccole opere d'arte altrimenti dimenticate. Ad agroverdi vado a comprare la carne, e i proprietari puntano su un piccolo allevamento di qualità a conduzione familiare..insomma sai cosa mangi, ma lo sai perchè lo vedi in tutte le fasi della sua ristretta produzione: dalla coltivazione alla raccolta! nei caseifici della zona, che per lo più hanno una produzione di formaggi di latte vaccino puoi trovare delle piccole tume fresche appena fatte. A Petralia puoi mangiare il profumatissimo sfoglio delle Madonie, una sorta di cassata al forno ripiena di tuma e cannella. Puoi provare i salumi di Paraula a Madonnuzza e prova anche i suoi wurstel, L'unica macelleria di Madonnuzza ha degli ovini di ottima qualità e delle salsicce secche fantastiche, una passeggiata a Case Verdi per conoscere i proprietari di agroverdi e provare la carne bovina e suina, e le loro verdure.. sono proprio loro che ieri ci hanno fatto dono di queste meline deliziose, io lavoro con il biologico e le meline ce le portano, ma vi posso assicurare che non sono paragonabili a queste per sapore, profumo e polpa indescrivibili...ed io non sono fan delle mele di solito!

Ed io che sono cuoco, che sono curiosa di indole, che non riesco a stare ferma, dopo 4 ore di macchina e aver pranzato alle 17, invitato amici a cena con cui condividere le prelibatezze acquistate...potevo non fare qualcosa con queste meline? Quello che subito mi passa per la testa è "linzer torte" mangiata e ammirata qualche settimana prima, fatta da Maruzza una mia grande amica che si occupa di cake design e di altre cose buone, ma io la marmellata di frutti di bosco non ce  l'ho e neanche ce la voglio mettere: ho delle meline profumatissime che non vedo l'ora di  usare. Opto per una composta semplicissima di mele con aggiunta di qualche goccia di limone e senza zucchero, l'impasto della linzer è dolce e con i frutti di bosco aspri si sposa bene, ma le mele sono già dolci per cui niente zucchero, la frolla è molto ricca perchè oltre ad essere speziata contiene anche farina di mandorle e il burro solito.
125 g farina 00
125 g farina di mandorle
125g burro
125 g zucchero (io ne ho messi 90g)
1 uovo
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di cacao amaro
sale
Tagliare il burro a cubetti, mescolare le farine con il sale e lo zucchero, la cannella e il cacao, unire il burro, sabbiare e aggiungere l'uovo impastare sino ad ottenere un impasto omogeneo, ma cercare di impastare il più breve tempo possibile. Lasciare riposare in frigo coperto da pellicola per un paio d'ore. Preparare la composta con una quindicina di mele, pelandole e privandole del torsolo, tagliarle in piccoli pezzi e lasciarle stufare con qualche goccia di limone e dell'acqua se necessario fin quando non saranno tenere, schiacciarle leggermente con la forchetta. Stendere con il mattarello uno strato di pasta e porlo all'interno di una tortiera, farcire con la composta. Stenede l'impasto rimanente, e ricavarne delle strisce che veranno posizionate ad icrocio sulla composta. Cuocere a 180° per 30-40 minuti....il giorno dopo è più buona ;-) inutile dirvi che le meline erano super!!! Inutile dirvi che mi scocciava fare i biscotti tondi!!


domenica 2 febbraio 2014

Double chocochips cookies



 Fuori fa freddo, piove, ed io non mi sono del tutto ripresa dall'influenza che mi ha atterrato e atterrito per un po' di giorni...spero di aver dato abbastanza per quest'anno, una cosa dietro l'altra ed ho anche dimenticato di linkarvi la nuova videoricetta di Daily kitchen, questa volta la location cambia, siamo nel fantastico show-room di cucine di Accademia luce a Palermo, io vi preparo una buonissima PIZZA CICORIA E SALSICCIA, Manfredi come al solito ha sfornato un videofighissimo!!!


Cu mancia fa muddiche sulle tovagliette greengate

Anche se non vado matta per il cioccolato, ogni tanto mi prendono i 5 minuti da chocoadd...e dato che l'inverno così come il brutto tempo richiamano alla mente e al gusto cioccolate fumanti e torte grondanti ecco che in 10 minuti (cottura esclusa ) e dico 10 è possibile preparare questi biscotti, un po' per noia un po' per gioco eccovi gli strafamosi, strafotografati, strafatti e rifatti double cholate chips cookies. gli ingredienti pare ci siano tutti: una domenica, una domenica piovosa invernale, un pò di noia, cioccolato da fuor fuori e poi le dosi dei biscotti ;-)

Double chocolate chips cookies
110 g burro morbido
130 g brown sugar
1 uovo
150 g farina
30 g cacao in polvere amaro
1 cucchiaino di baking powder
125 g cioccolat fondente sciolto
200 g di cioccolato fondente tritato
i semi di 1/4 di bacca di vaniglia
sale
Mescolare il burro allo zucchero e un pizzico abbondante di sale, i semi della bacca di vaniglia equando sarà diventato morbido e spumoso unire l'uovo. Mescolare le farine e il lievito e unirle al resto dell'impasto. Completare con il cioccolato sciolto ed in ultimo i pezzetti di cioccolato. Formare i cookies con l'aiuto di due cucchiai e posizionarli su una teglia coperta da carta forno. Cuocere per circa 15 minuti a 160°